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Senso di colpa? La risposta che non ti aspetti

Dec 11, 2022

È solo colpa mia, tutta colpa mia!

Rimuginavo stringendo così forte la cintura di sicurezza da poterla stritolare. Una scimmia in gabbia.

Pur soffrendo di claustrofobia non ho mai avuto paura di volare e il fatto di prendere due, tre voli a settimana mi eccitava più che impaurirmi. Quel giorno però ero così arrabbiata con me stessa da sembrare impaurita. Non ero riuscita a chiudere un accordo importante con un cliente strategico. Il passeggero accanto a me ad un certo punto sembrò leggermi nel pensiero e mi disse «continuare a pensarci non l’aiuterà a stare meglio».

Nulla accade per caso, dicono.

Quel giorno uscii sconfitta dalla negoziazione, ma imparai un’importantissima lezione: sì, era davvero stata colpa mia.

So benissimo che ti hanno detto di non utilizzare espressioni di questo tipo perché influisce negativamente sul tuo stato mentale, sul tuo mindset e quindi sulle tue azioni e sulle tue performance. Tutto verissimo. All’epoca avevo già imparato a sostituire al termine “colpa” la parola “responsabilità”, ciò nonostante volevo consapevolmente punirmi per non aver seguito il mio modus operandi. Ingarbugliata nella situazione sentimentale più complicata che mi sia mai capitata, avevo completamente spostato il focus dal cliente da convincere, alle mie delusioni d’amore.

Siamo umani e sbagliamo ma perseverare è diabolico.

Il termine “colpa” è molto più forte di responsabilità e, se impiegando questo termine, scatta il click che ti fa prendere in mano la tua vita, utilizzalo pure, facendo attenzione a non abusarne e soprattutto a non impiegarlo per punire gli altri, che si tratti di un figlio o di un collaboratore.

È del tutto normale nel momento in cui ci accorgiamo di non essere abbastanza capaci o di non aver fatto del nostro meglio (“Yes, you can” è un’illusione ben costruita e lo sai bene) iniziare a provare dei sensi di colpa. Tutti parlano dei sensi di colpa come qualcosa di patologico e lungi da me il voler smontare quest’idea che ha solide basi scientifiche. Ciò che invece voglio asserire, per esperienza personale, è che il senso di colpa, un’emozione morale, tramutato in responsabilità può essere un ottimo driver.

Guidato consapevolmente dal senso di colpa, puoi produrre riflessioni che ti inducono ad un atteggiamento risolutivo, se non addirittura migliorativo della situazione.

Nel suo libro Fattore 1% lo psicologo e divulgatore Luca Mazzucchelli sostiene “alla base di ogni grande decisione e cambiamento della tua vita c’è un’emozione che ti ha spinto ad agire”. L’emozione da me provata quel giorno fu così forte e radicata da attivarmi a migliorare: avrei potuto decidere di restare imbrigliata nell’errore ma consapevolmente decisi di parlare a me stessa in altri termini, agendo e salendo un gradino. Ciò che quel giorno appena conoscevo senza aver ancora del tutto chiaro era l’enorme potere delle parole. Per un caso (semmai questo esista) o perché aveva già funzionato per me in passato, quella frase fu un potentissimo attivatore d’azione pianificata, controllata e soprattutto consapevole.

Le parole che usiamo per descrivere noi stessi e il nostro mondo, le nostre relazioni, gli altri attori del contesto e, prime fra tutte, le nostre emozioni delineano o meno il nostro successo.

Se è vero che le parole sono la più potente medicina usata dall’uomo, io voglio rafforzare questo concetto dicendoti che:

“Una parola muore appena detta: dice qualcuno.

Io dico che, solo in quel momento,

comincia a vivere.”

Emily Dickinson

E così quando parli a te stesso dovresti porre attenzione ad usare quelle parole che nutrono il tuo pensiero e le tue azioni ed eliminare invece le parole che creano in te emozioni disfunzionali all’obiettivo che vuoi raggiungere.

LR

P.s. Estratto dal libro "Prima viene il mindset: il metodo K.A.R.M.A. per vincere ogni sfida" Lo trovi in amazon a questo link

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