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Comunicazione Efficace: la magia delle parole

coaching Apr 11, 2022

Dimmi come parli e ti dirò chi sei (o chi vuoi essere). Il modo nel quale comunichiamo determina la nostra realtà ed influenza la percezione che gli altri hanno di noi; pertanto è un aspetto di estrema rilevanza per la nostra auto-efficacia, ovvero per il raggiungimento dei nostri obiettivi personali e professionali.  

“Le parole hanno il potere di distruggere o di creare. Quando le parole sono gentili e sincere, possono cambiare il mondo”, amo citare da Buddha, perché questa frase esprime la quintessenza di ciò che più comunemente definiamo la “magia delle parole”.  

Il Coaching è un metodo fondato sulla comunicazione, perché presuppone la compresenza di un emittente ed un ricevente che abbiano una finalità comune, per raggiungere la quale sono disponibili a scambiarsi messaggi più o meno codificati. Analoga situazione vive il leader in azienda, che ha nel presidio della comunicazione interna un potente strumento tattico e strategico per accompagnare le persone nella massima espressione del proprio potenziale.  

Quando si parla di comunicazione, non si può non fare riferimento al noto psicologo austriaco, Paul Watzlawick, che alla fine degli anni '60 ha codificato nella sua “Pragmatica della Comunicazione Umanai 5 assiomi di funzionamento della comunicazione, che tuttora risultano validi e illuminanti.   

Il primo assioma postula che "NON si può non comunicare"; perciò la comunicazione può essere involontaria, non intenzionale, non conscia e addirittura inefficace. Insomma, comunichiamo per il fatto stesso di esserci in uno spazio, indipendentemente dal linguaggio verbale. Infatti, sono codici altrettanto potenti, oltre alle parole, anche il linguaggio non verbale (cioè i gesti, i movimenti, il look...) e quello para-verbale (tono, timbro della voce, velocità, ritmo).

Il secondo assioma ci dice che ogni comunicazione si compone di 2 livelli: il CONTENUTO (cosa comunico) e la RELAZIONE (che rispecchia rapporti di forza o le emozioni veicolate con la comunicazione, insieme al messaggio).

Il terzo assioma postula che il flusso comunicativo è espresso secondo la punteggiatura degli eventi, o meglio, secondo i punti di vista di chi vi partecipa. Questa soggettività di interpretazione porta in sé il rischio di incomprensioni e conflittualità, a meno che una delle due parti coinvolte abbia un rapporto di forza predominante e quindi detti da solo la punteggiatura del flusso. In pratica, o mi impongo per autorevolezza o autorità, oppure devo negoziare la disponibilità dell'altro a comprendermi al di là degli inevitabili bias cognitivi che possono intervenire in modo automatico.

Il quarto assioma ci dice che la comunicazione avviene attraverso i canali verbali e non verbali; il primo utilizza modalità digitali, il secondo criteri definiti analogici. E qui si aprono le immense possibilità dischiuse dall'uso delle figure retoriche, che sono evocative e traspongono concetti o idee da un piano letterale ad un livello di suggestione per analogia.

Infine, il quinto assioma postula la distinzione tra scambi comunicativi simmetrici, nei quali gli interlocutori si percepiscono sullo stesso piano (assertività), e scambi comunicativi complementari, nei quali i due interlocutori non si confrontano alla pari. Pertanto le relazioni in gioco possono diventare aggressive, elusive o di sottomissione.  

Dal punto di vista del Coaching, come è facile evincere dai 5 assiomi sopra sintetizzati, comunicare efficacemente è un imperativo categorico e particolare cura deve essere prestata affinché lo scambio comunicativo rimanga sempre simmetrico, in ossequio al rapporto di parità, o autentica partnership, che caratterizza la relazione coach/coachee. Dal punto di vista organizzativo emerge con altrettanta chiarezza come la comunicazione sia un’attività strategica per ogni azienda che voglia mettere davvero al centro le persone.

Eccone tre buone ragioni:

1) comunicare è inevitabile, indipendentemente dalle situazioni e dalla disponibilità di tempo, quindi è una pratica inerente all’esercizio della propria professione;

2) la comunicazione coinvolge sia la razionalità sia l'emozionalità delle persone coinvolte, quindi le persone nella loro interezza;

3) attraverso la comunicazione si esprimono rapporti di forza, ossia stili di leadership.  

In riferimento al linguaggio verbale, contrariamente a quanto viene tramandato con riferimento ad un citatissimo studio dello psicologo A. Mehrabian, il suo ruolo all’interno dei processi comunicativi è ben più rilevante di quel residuale 7% che gli viene attribuito. Come asserisce P. Borzacchiello nel libro “Basta Dirlo”, “le parole hanno un potere che oso definire totale: le parole fanno tutto, le parole sono tutto. Sono i mattoni con cui edifichiamo gli edifici in cui viviamo. <…> Poi, le parole, prima ancora di arrivare a orecchi o occhi altrui, sono state pensate ed hanno quindi già esercitato il loro effetto chimico su di te prima che una sola sillaba venga digitata su una tastiera o trasformata in suono dalle corde vocali. Quindi, da questo meraviglioso puto di vista, le parole che scegli con consapevolezza <…> mutano la tua realtà attraverso la modifica della struttura cognitiva del tuo cervello e della chimica che ti ritrovi in corpo.” A questo tipo di paradigma fa riferimento il Coaching ontologico e la PNL in tutte le sue declinazioni.  

 A cura di Dr.ssa Silvia Preti - “Il Coaching come passpartout  per lo sviluppo aziendale” 

Human Capital Officer @CHERUBINI GROUP & Business Coach